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i giorni delle inutili scuse

10/10/2013
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La collera di Lampedusa

in politica conta l’azione, non l’emozionarsi e il compatire. Lo Stato sociale e la politica di asilo sono nati per sostituirsi alla carità, che è grandiosa e non si vanta e non si gonfia, ma è affidata al singolo o alla Chiesa. Barbara Spinelli, Repubblica 10.10.2013

#Cernusco, abbiamo un problema

10/04/2013

Il Dipartimento di Prevenzione della ASL Milano 2 ha inviato nel luglio scorso al Servizio Ecologia del comune di Cernusco la relazione per il 2012 sul monitoraggio dei pozzi della rete idrica. Ci sono numerose osservazioni, oltre a rilievi e suggerimenti e dati che andrebbero pubblicati nella sezione del sito web del comune dedicata alla situazione dell’acqua potabile.

Lo scorso anno tale relazione era stata dimenticata in un cassetto, quest’anno ci si aspettava maggiore attenzione, visto anche il lavoro di sensibilizzazione svolto dal comitato Bene Comune Cernusco su questo tema.

Eppure il sito del comune continua a non essere aggiornato e riportare dati non precisi.

Cernusco, abbiamo un problema. Di buona politica, che non c’è, oltre che di trasparenza ed efficienza.

PS: al contrario, il servizio della ASL MI2 funziona benissimo: sono solleciti, attenti e cortesi e rispondono sempre.

morti di emigrazione

10/01/2013

Sulla spiaggia di Scicli i cadaveri allineati dei migranti, questa volta eritrei ma sono tanti i paesi da cui fuggono per cercare un po’ di pace dalle guerre e raggiungere i loro familiari che già risiedono in altri paesi.

L’ennesima tragedia dell’emigrazione, il cordoglio del presidente della Repubblica e della presidente della Camera. Ma le parole non serviranno a fermare il flusso delle migrazioni né i prossimi morti.

Si continua a morire di emigrazione. Si fugge da guerra e povertà oggi come ieri. Dovremmo ricordare che proprio ieri eravamo noi a partire dall’Italia per altri paesi in cerca di lavoro e di riscatto dalla povertà e che oggi stiamo tornando a doverci cercare lavoro fuori dal nostro paese. La maggior parte dei migranti non si ferma in Italia, è solo una tappa intermedia per arrivare in altri paesi, non siamo considerati un paese accogliente, ma ingeneroso e pure razzista.

In fondo è vero, non bastano i singoli gesti di generosità che pure riempiono le cronache (la catena umana che salva i naufraghi sulla spiaggia di Pachino, il maresciallo che si getta in acqua e salva numerosi naufraghi che stavano per affogare), le accorate parole di cordoglio non bastano più. Di emigrazione si muore.

le non dimissioni di Lorenzetti: un tema da congresso

09/18/2013

Per il sito di Italferr, presidente del consiglio di amministrazione è ancora Maria Rita Lorenzetti, nominata il 5 agosto 2010 dopo essere stata per due volte presidente della regione Umbria (il suo ultimo mandato era terminato il 29 marzo 2010), parlamentare per quattro legislature, già sindaca e poi assessora del comune di Foligno.

Ieri il suo legale sottolineava che Lorenzetti non era più presidente di Italferr proprio da quel giorno non a causa delle implicazioni indagini e delle conseguenti dimissioni, ma per la scadenza d’incarico “naturale”, vista l’approvazione del bilancio dell’azienda e la conseguente cessazione del mandato.

Oggi invece il suo avvocato dichiara che Lorenzetti si è dimessa [ieri] da presidente di Italferr “con effetto immediato a seguito degli sviluppi dell’indagine di Firenze”.

In ogni caso avrebbe dovuto dimettersi da quell’incarico sin dal gennaio scorso, quando le era stato recapitato l’avviso di garanzia per i reati di associazione a delinquere, corruzione e abuso d’ufficio, ma allora si era “sospesa” dal suo incarico, che è poi quella formula ambigua che si usa quando si vuole continuare comunque a fare ciò che si faceva prima. Prima dell’avviso di garanzia.

La accuse sono gravi e la trama delle relazioni torbide che emergono dalla ricostruzione delle vicende in cui si trova coinvolta è inquietante, perché indicativa di un sistema perverso di relazioni partito/istituzioni/società.

Uno si immagina che il presidente di una società di ingegneria del Gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa del processo di modernizzazione e sviluppo della rete ferroviaria italiana ed ha importanti incarichi nel mercato internazionale debba avere adeguate competenze tecniche, professionali e culturali, in realtà basta che il suo cursus honorum sia all’ombra del politico influente.

Lorenzetti non è e non era da sola, con lei sono indagati in 34 e molti avevano ruoli dirigenti all’interno del Pd, come il geologo Valter Bellomo componente della commissione Via del Ministero dell’Ambiente, rimasto fuori dalle liste bloccate delle ultime elezioni per le quali aveva richiesto l’intercessione di Anna Finocchiaro.

Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Perché il Pd deve avere un coordinatore del settore trasporto aereo? che poi era pure – proprio grazie al suo incarico nel Pd – membro del Consiglio di amministrazione dell’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), tale Franco Pronzato, ex consigliere di Pierluigi Bersani, arrestato nel 2011 nell’ambito di un’inchiesta su una gara d’appalto poco trasparente.

Il partito funge da collocamento ai suoi dirigenti.  Il partito vive grazie e sulle spalle delle istituzioni dalle quali succhia fondi. Se non si avrà il coraggio e la chiara determinazione di scindere il ruolo che si svolge nel partito dalla carica che si ricopre nelle istituzioni per gli incarichi elettivi, ma pure in quelle non elettivi come sono le dirigenze nelle società a capitale pubblico, il nostro paese non si riscatterà mai. In pochi hanno chiara la necessità di non mescolare l’ambito delle istituzioni con quello del partito, troppo comodo ed efficace in termini di potere l’intreccio perverso di relazioni che tale connubio comporta. Fra i pochi la denuncia che fa Fabrizio Barca nella sua memoria dedicata al Partito Democratico.

Di questo dovrebbe occuparsi il dibattito per il congresso del Pd, perché o sarà in grado di ridefinire il ruolo di partito fra società ed istituzioni in chiave di innovazione o sarà condannato all’estinzione.

Ritorni d’autunno: la casa dell’acqua a Cernusco

09/18/2013

casa dell'acqua CernuscoArrivano d’autunno gli annunci sulla costruzione della casa dell’acqua a Cernusco da realizzare entro la fine dell’anno.

Due anni fa sul notiziario del comune l’assessore alla gestione del territorio Giordano Marchetti presentava il progetto appena approvato in giunta i cui lavori sarebbero dovuti iniziare nell’ottobre, del 2011.

Dopo due anni il sindaco Comincini nella sua recente intervista su In Foglio rinnova l’annuncio promettendo che la “Casa dell’acqua sarà pronta entro fine dell’anno”.

Magari questa sarà la volta buona, ma le ragioni del ritardo andrebbero spiegate ai cittadini per capire se dipendono da una carenza di fondi o da una diversa scelta di priorità di CAP Holding, la società a capitale pubblico che gestisce il servizio idrico locale  e che ha il comune di Cernusco fra gli azionisti.

In ogni caso preliminare alla realizzazione della Casa dell’Acqua è capire qual è la qualità dell’acqua di Cernusco. Perché su questo aspetto pesano ancora troppe ombre (che segnalavo già due anni fa).

Ami Acque, che della CAP Holding è il braccio operativo (cit.), non fornisce al comune dati precisi sulla qualità e quantità dell’acqua erogata dai pozzi di Cernusco e non risponde alle numerose richieste di chiarimenti inviate sia dai privati cittadini che dal Comitato Cernusco Bene Comune. Non si può costruire una casa dell’acqua pubblica se non si conoscono bene e con puntualità le caratteristiche dell’acqua che verrà erogata.

Poiché da Ami Acque non arrivano dati precisi e non ha dimostrato né dimostra alcuna attenzione a queste richieste, è giunto il momento da parte dell’Amministrazione – ora che il sindaco di Cernusco è anche entrato a far parte del Comitato di indirizzo strategico, l’organismo di vigilanza dei Comuni del territorio previsto per le società che gestiscono il servizio idrico secondo il modello in house providing – di pretendere più trasparenza ed informazione sull’acqua della nostra città.

Così come è giunto il momento che il Consiglio Comunale sia finalmente chiamato ad esprimersi sulla proposta di delibera sulla Carta comune di intenti sull’Acqua che il comitato Cernusco Bene Comune ha proposto nel maggio scorso rimasta sinora inevasa.

Tutta di rosa mi voglio vestire

09/05/2013

domenica_delle_donne

Stucchevolmente rosa. Non c’è scampo, in ogni iniziativa rivolta alle donne i messaggi di presentazione e promozione si colorano di rosa. Che si tratti di una nuova linea di prodotti per la depilazione o di manifestazioni impegnate a corredo per le giornate della donna, tutto deve avere un po’ di rosa.

L’ultimo è il manifesto di presentazione della Domenica delle Donne, il prossimo 8 settembre ai Giardini Indro Montanelli di Milano,”appuntamento di fine estate con la Domenica delle Donne: una giornata di festa dedicata alla salute e al benessere femminili” organizzata da Fondazione Donna a Milano Onlus in collaborazione con il Comune di Milano.

L’albero si colora di rosa sotto un cielo di nuvole vaganti in un grande prato verde: perché un’immagine di questo tipo viene associata ad un’iniziativa dedicata alle donne? Anzi, alle loro famiglie perché La Domenica delle Donne si prefigge di offrire un insieme completo di iniziative che coinvolgano donne e uomini di qualsiasi età e provenienza e le loro famiglie, che desiderano migliorare la società nella quale vivono

Il manifesto di presentazione della giornata, che comprende pure iniziative di rilievo culturale (vedi la tavola rotonda sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro cui pure partecipano esperte/i di settore non sospetti di stucchevolezze come la sociologa  Francesca Zajczyk, delegata del Sindaco alle Pari Opportunità) inquieta invece che tranquillizzare, perché l’evocazione  di un mondo ideale dove le donne e forse le loro famiglie stanno su un grande prato verde all’ombra di un grande faggio è palesemente un falso. Non basta intingere nel rosa il pennello, anche quello di Photoshop, per cambiare la realtà.

Ho sentito spesso nelle iniziative a corredo dell’8 marzo le donne denunciare l’eccesso di rosa nei giochi dedicati alle bambine e poi ti accorgi che sei circondata: pure il logo di SNOQ è un bagno di rosa che l’interrogativo bianco SE NON ORA QUANDO? tenta di squarciare.

Vogliamo un mondo tutto rosa, ci dicono quei messaggi. Per niente, dico io. Vogliamo, donne ed uomini, un mondo in cui i colori stiano tutti al loro posto, siano veri e non modificati e vogliamo pure la libertà di colorarci, se vogliamo, di colorarci di altri colori.

“Tutta di rosa mi voglio vestire”, per favore, lasciamolo da parte.

Dov’è lo Stato in Sardegna?

08/09/2013

I miei libri li mando a Lampedusa

08/01/2013

 

liberi_libriA Lampadusa non ci sono librerie. Giusi Nicolini, Sindaca di Lampedusa ha lanciato un appello affinché sull’isola arrivino libri:

 “Lampedusa non ha una biblioteca e neppure un negozio dove poter acquistare libri” ha detto. “Voi ci vivreste mai in una città dove non è possibile comprare dei libri? Io non credo! Quindi se in giro per casa avete libri, di qualsiasi genere, che non leggete o avete già letto e di cui volete sbarazzarvi, aderite all’iniziativa”.

Ho deciso, a Lampedusa manderò anche i libri che mi stanno più a cuore, quelli che amo, perché Lampedusa ci riguarda, non è l’ultimo lembo d’Italia, è il primo, quello che deve essere un approdo di civiltà. E senza libri non c’è cultura, né civiltà.

I libri vanno indirizzati direttamente a:

Giusi Nicolini, sindaca

Donazione dei libri per la prossima apertura della Biblioteca Ibby di Lampedusa

Via Cameroni,  Lampedusa 92010.

a cosa serve la doppia lettura: a cancellare gli orrori del decreto del fare

08/01/2013

art41_c4Il diavolo, si sa, sta nei dettagli. Così accade che nel decreto del “fare”, n. 69 del 21 giugno 2013, approvato alla Camera il 26 luglio, l’articolo 41 sotto l’invitante titolo Disposizioni in materia ambientale, al comma 4 la solita manina è intervenuta modificandone sostanzialmente gli effetti della normativa.

Emanuele Montini, avvocato urbanista, Consigliere direttivo di Italia Nostra Roma, ha scoperto che  alla precedente  norma che classificava come “interventi di nuova costruzione” anche “prefabbricati, roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni” (…) “che non siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee” (4), il nuovo decreto aggiunge «ancorché siano posizionati, con temporaneo ancoraggio al suolo, all’interno di strutture ricettive all’aperto, in conformità alla normativa regionale di  settore, per la sosta ed il soggiorno di turisti.». E che nel passaggio alla Camera, la parola “posizionati” è stata addirittura  sostituita da “installati“.

Il tema è presto detto: le case mobili o “mobil house” si potranno realizzare senza più la necessità del permesso di costruire. Questa disposizione non viene neanche integrata con disposizioni limitative in ordine alle dimensioni e ai materiali, cosicchè potremmo trovarci palazzine viola costruite a pochi metri dalla costa. Già perché, ed è qui una ulteriore assurdità di questa disposizione, queste case-palazzine mobili potranno essere realizzate all’interno delle strutture ricettive all’aperto (i campeggi, per intenderci) e ben sappiamo che i campeggi hanno la caratteristica di essere posizionati proprio nei punti più suggestivi del nostro Paese, lì dove la speculazione edilizia, fino ad ora, aveva avuto più difficoltà ad entrare. Questo grimaldello permette di mettere le mani su queste zone e di decretare la fine dei campeggi come li abbiamo sempre immaginati. Infatti quale sarà il gestore di campeggi che deciderà, avendone ora la possibilità, di dedicare alle tende le aree per la sosta anziché a dei suggestivi chalet dove alloggiare i propri clienti? Quale gestore non correrà subito a ordinare le sue casette prefabbricate nella prospettiva di affittarle a decine di euro al giorno contro la possibilità di fare qualche misero euro per l’utilizzo delle piazzole per tende?

Chi sarà al Senato che si prenderà a cuore di far saltare la modifica proposta?

Ecco a cosa serve la doppia lettura, ad eliminare queste forzature delle norme che puzzano tanto di interessi in gioco.

Dell’intervista a De Gregori

07/31/2013

l’unica cosa che condivido è quel “non pretendete di rappresentarmi“.

Per il resto, se fosse coerente dovrebbe smettere di fare i suoi spettacoli, a pagamento, alle feste dell’Unità.