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di regole ed altre beghe

07/17/2012



Le beghe in chiusura dell’assemblea nazionaledel Pd alla fine forse serviranno a dare qualche regola, qualche elemento procedurale certo per gli organismi dirigenti del partito. Sì, perché il loro funzionamento dovrebbe essere affidato a regolamenti propri dei diversi livelli (nazionale, regionale e via per li rami), ma di tali regolamenti non ce n’è traccia nella sezione dedicata, nonostante lo statuto nazionale lo preveda (art. 4 statuto). A livello locale il Pd lombardo, a tre anni dal suo insediamento non ha ancora un regolamento per assemblea e direzione regionale, nonostante lo abbia sollecitato in diverse occasioni.  Pare che ora sia la volta buona: ieri in direzione il segretario Maurizio Martina si è fatto finalmente carico dell’ennesima richiesta ed ha promesso che la bozza verrà sottoposta alla prossima direzione regionale in settembre. Ho segnalato la mia disponibilità a far parte del gruppo di lavoro incaricato di predisporla, o meglio immagino che ci sarà un gruppo di lavoro, chissà, vedremo.

Intanto in rete si trovano i regolamenti del Pd toscano ed umbro, sono più avanti loro. Forse per questo a Samuele Agostini, delegato toscano, la gestione dell’assemblea nazionale è apparsa opaca, perché i voti non si contano, perché si inventano regolamenti e prassi parlamentari che non esistono, perché si usano due pesi e due misure con gli ordini del giorno, perché si inventano impegni parlamentari per ridurre la durata dell’assemblea. Non è una novità, la gestione delle votazioni in assemblea sono davvero singolari, non si contano mai i presenti al momento del voto, non è mai dichiarato prima il tipo di maggioranza richiesto per la votazione e, sopratutto non si contano mai i presenti per una valutazione della validità o meno del contesto assembleare. Era già successo altre volte (ricordate ad esempio le sparate di Arturo Parisi e Gad Lerner con Veltroni segretario), ora finalmente questo tipo di beghe fa cadere il velo della sin qui dichiarata democraticità del partito. Perché siamo davvero ai preliminari nonché fondamentali della democrazia, vale a dire il voto: come si vota, con quale tipo di maggioranza le votazioni sono valide, alla conta dei presenti, poi dei favorevoli/contrari/astenuti ed ancora prima come si presentano e discutono ordini del giorno e mozioni.

Maurizio Migliavacca, ospite ormai fisso della direzione regionale, ieri in direzione ha ricordato il ruolo di presidio democratico che è chiamato ad assumure il Partito Democratico, soprattutto in questi giorni di profonda crisi economicia e politica. Sarà quindi ora che il Pd dimostri di essere all’altezza di questo ruolo, specie dai fondamentali, da quelle beghe interne che partono dalla natura procedurale della democrazia, così cara a Norberto Bobbio (ça va sans dire).

4 commenti leave one →
  1. 07/20/2012 22:03

    Ci arriverà ilmPd, ci arriveremo noi. Chissà, un nuovo modello di società basata sulla decrescita più che sulla sviluppo infinito sarà una delle sfide della civiltà come lo furono l’anoizione della schiavitù ed il dirigono divoro universale. Quando sarà patrimonio culturale se ne approprieranno anche i partiti. Ammesso che esistano ancora nelle stesse forme

  2. 07/20/2012 20:25

    Seguo ormai ALBA un po’ da lontano: anch’io ho apprezzato la loro capacità teorica di critica al sistema, molto meno convincente il loro approccio concreto -del tutto tradizionale- allo sviluppo di forme organizzate di cittadinanza. Sono sempre più preoccupata dei tempi che viviamo e per questo penso che sia importante avere un partito che faccia da presidio democratico, per questo è il momento che tutte le voci di richiamo alla democrazia interna e, soprattutto verso una prospettiva di futuro, quella che ormai si chiama narrazione, si alzino. Se il Pd non sarà capace di ascoltarle e raccoglierle, non avrà più attenuanti.

    • Ferdinando Mandara permalink
      07/20/2012 21:54

      L’unica “narrazione” che mi convince è quella della decrescita, perché mette a fuoco la necessità di uscire – prima di tutto mentalmente – dalla distorsione del sistema economico
      (prima ancora che finanziario) dominante. Al PD la questione, che è cruciale, non passa manco per la capa: ma non può essere un partito a promuovere il cambiamento, dovendosi basare sul consenso…

  3. Ferdinando Mandara permalink
    07/20/2012 14:03

    Cara Jasmine, il tuo impegno perché il PD non si dimentichi completamente che la “D” sta per “democratico” è non solo lodevole, ma anche importante: perché il PD resta pur sempre (e pur troppo) un elemento indispensabile per evitare soluzioni ancora peggiori.

    Ma credo indiscutibile il fatto che, anche se democratico lo diventasse davvero, resterebbe comunque anni luce lontano dalla capacità di affrontare i problemi cruciali del mondo moderno: in questo non dissimile peraltro da altri partiti in giro per il mondo (Zapatero ha avuto dei meriti “democratici”, ma non si merita certo la gratitudine degli spagnoli…).

    Certo, la colpa è anzitutto degli elettori, che pensano di risolvere i problemi affidandosi prima alla Lega, poi a Berlusconi e magari adesso a Grillo…

    Mi hai già detto che non hai trovato molto felice la partenza del “soggetto politico nuovo”
    di Ginsborg & C. Mi sembra però da quello che leggo che siano uno dei pochi movimenti (anzi l’unico che conosco) che partano da una critica radicale del sistema economico dominante. Che non può essere certo essere superato principalmente per via politico/istituzionale: ma la politica può aiutare.

    Visto che mi sembra abbiano deciso per una appartenenza “non esclusiva” ad ALBA, hai provato a farci un pensiero?

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